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Sinistra Italiana - Palo del Colle

blog politico

Gustavo ZAGREBELSKY - "LA LAICITA' IN ITALIA"

Pubblicato su 31 Gennaio 2012 da Giovanna Cutrone in politica

La lectio magistralis del presidente emerito della Corte Costituzionale nell’aula Moro di Giurisprudenza

laico-vaticano.jpgDall’eterno conflitto Terenzio Varrone vs S. Agostino, a Thomas Mann.

L’uno fa nascere prima la civitas e poi la religio, la civitas stessa pone, crea, organizza strumentalmente la propria religione, ovvero la specifica, legando gli dèi al corpo sociale.

L’altro in una visione della religione come culto socialmente condiviso, permette l’incarnazione dell’amor in una struttura socio-politica solo attraverso la partecipazione, visibile, al rito del sacrificio.

Zagrebelsky per dirla con Thomas Mann cita il suo “Giuseppe e i suoi fratelli”: si scambiano le vesti. Secondo il costituzionalista, infatti, la società civile e la religione si mischiano pericolosamente perché entrambe deboli: la funzione dello Stato dovrebbe stare nella legalità, quella della Chiesa nelle fede. Quando legalità e fede traballano ci si chiede aiuto a vicenda in virtù di una legittimazione reciproca, fenomeno che non si avrebbe se entrambi i poteri fossero consolidati al ruolo e ai principi che li costituiscono. L’esempio esplicativo addotto è l’aborto: la Chiesa debole nella presa della fede nei suoi assertori ricorre allo Stato per impedire. Lo Stato, a sua volta, in un sistema di democrazia liberale non è in grado di alimentare i principi etici sui quali è fondato e viene inteso esclusivamente come risposta alle richieste sociali. Le diverse categorie sociali, rinchiuse in un egoismo volto a tutelarne gli esclusivi diritti, delegittimano il potere dello Stato stesso incapace di far fronte a tutte le istanze. Lo Stato, quindi indebolito, ricorre alla Chiesa che assolve alla sua funzione civile, religio civilis così come denominata da Varrone, e cioè quella che si celebra nelle chiese e i cui sacerdoti sono funzionari dello Stato. Varrone ne individua altre due forme:la religio mitica che si rappresenta nei teatri e la religio naturalis, riportata in auge da Benedetto XVI, ovvero quella delle accademie filosofiche, di dio come oggettività. E per restare in tema Benedetto XVI, l’enciclica Caritas in veritate:secondo Zagrebelsky nella vita civile la caritas non deve essere contemplata, il “dono” danneggia i rapporti civili perché crea riconoscenza, subordinazione e fedeltà, i principi cardini delle società criminali. L’etica della carità non può sostituirsi all’etica del diritto e la loro sovrapposizione crea effetti distorsivi, ne è convinto il professore, che aggiunge con un accenno di enfasi e con le dovute pause che il registro quasi profetico richiede, “non per favore, ma per diritto”. Come sciogliere quindi il nodo dell’annosa questione? Come regolare il rapporto tra Stato e Chiesa? Bisogna individuare la forma dell’intervento giuridico sulle materie comuni: il diritto può vietare, imporre, permettere. La soluzione sta nella permissività, permettere cioè alla chiesa di rivalersi sui propri fedeli, prassi ritenuta lecita dallo Stato che così salvaguarda la laicità, altrimenti violata dalla imposizione o dal divieto. E a proposito di permissività ha ricordato la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo sulla presenza del crocifisso nelle aule. La corte di Strasburgo permette l’apposizione del crocifisso, ma lo ritiene un simbolo passivo, privo quindi di capacità di indottrinamento. La Santa Sede accogliendo con favore questa sentenza, si accontenta della capillare presenza nella sfera temporale e rinuncia al valore sacro del simbolo, portatore del messaggio salvifico e dell’amore di Dio. “Se la croce fosse portatrice di quel messaggio allora nelle aule di tribunale dovrebbe essere posto davanti e non alle spalle del giudice” .

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