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Sinistra Italiana - Palo del Colle

blog politico

Libia, una guerra non in nome mio

Pubblicato su 29 Marzo 2011 da Nunzio Cutrone in politica

libia.jpgLa guerra che è in corso in Libia è una guerra che stiamo combattendo per la nostra fame di potere e per la nostra vita fatta di opulenza perché non vogliamo cambiare stile di vita. Non si combatte per ragioni umanitarie. Se così fosse allora si sarebbe intervenuti per porre fine alle violenze, all’oppressione e alla negazione di tutti i diritti civili in Somalia, in Costa d’Avorio e in tanti altri paesi del sud del mondo. 

La vera motivazione che spinge i governi ad intervenire in difesa dei ribelli in Libia è il controllo del petrolio e del gas libico che Gheddafi non è più in grado di controllare, lo stesso Gheddafi che fino a pochi mesi fa veniva omaggiato e accolto con discutibili cerimoniali e con cui si stringevano trattati per arginare i flussi migratori dall’Africa verso il nostro paese, ignorando la ferocia del suo regime. Senza dimenticare l’aspetto paradossale della vicenda: combattiamo chi prima abbiamo armato. Con quasi 280 milioni di euro di commesse l’Italia è stata, negli anni dal 2005 al 2009, tra i paesi Ue la più grande fornitrice di armi alla Libia di Gheddafi. (http://stagliano.blogautore.repubblica.it/2011/03/07/chi-ha-piu-armato-gheddafi-grafici-interattivi/) 

Questo scenario è davvero preoccupante e rischia di compromettere la direzione progressista e democratica delle rivoluzioni delle popolazioni nordafricane, che dopo anni di regimi dittatoriali si stanno ribellando per cercare di porre fine a decenni di oppressione e affermare i principi basilari della democrazia.

Ed è arrivato il momento, anche per noi tutti, popoli del “mondo d’occidente”, di riprenderci la nostra sovranità che, con leggi speciali ed attraverso i media, abbiamo perso, in ragione di una società consumistica. Infatti, siamo considerati, dai nostri governanti, semplici soggetti della catena di montaggio del circolo della merce. Sono ormai anni che ci controllano con le strategie del marketing, con costumi e culture indotte ed in Parlamento, a rappresentarci, siedono persone nominate direttamente dalle segreterie di partito, privando il popolo del rapporto diretto con i propri rappresentanti. Infatti, le campagne elettorali sono condotte da pochi uomini nei salotti dei media televisivi, controllati a loro volta tutti da B. e dalla sua cricca. 

La guerra diventa una conseguenza inevitabile affinché si perpetui il potere di questi uomini e si assicuri l’approvvigionamento di tutte le risorse, quelle energetiche prima di tutto, utili per la produzione e il consumo della nostra società che come dicevo è di tipo consumistica. 

Noi, popolazioni del mondo, siamo persone venute al mondo in egual modo, apparteniamo tutti allo stesso mondo ed abbiamo tutti dei sentimenti e delle emozioni e soprattutto pari dignità. Invece, il contesto storico che viviamo e il compiersi degli eventi di questi ultimi anni (crisi economica, sociale, culturale, etica, democratica), mi permettono di affermare che cosi non è. Ma la responsabilità è della classe politica perché ha deciso di non occuparsi delle popolazioni del mondo, perché nei propri piani esiste solo la riproduzione del “sistema delle caste” che garantisce  alle oligarchie politiche di mantenere, in maniera antidemocratica ed attraverso un voto che è un broglio legalizzato, lo “status quò”. Basta ricordare l’attuale legge elettorale ribattezzata dai suoi stessi mentori il “porcellum” cioè dei porci, dimostrazione lampante di quanto siamo ritenuti dei porci ed abbiamo bisogno di essere governati con l’inganno. Invece, sono porci i nostri rappresentanti parlamentari, naturalmente con le dovute esclusioni, e deve essere nostro compito individuare responsabilità e responsabili.

Tutte queste considerazioni mi portano a ribadire che non siamo noi a volere la guerra, ma a desiderare questo sono solo poche persone. E’ stato in nostro Presidente del Consiglio a dichiarare “Sono Vero Amico Di Mubarak, Gheddafi e Ben Ali” (23 Dic 2010, ASCA), non il popolo italiano e noi non possiamo permettere al nostro capo di governo di piegare la volontà popolare come un biglietto per compiere atti illegali ed incostituzionali nel nome del popolo italiano. Questa guerra non è combattuta nel nome del popolo italiano che sono convinto non la desidererebbe.

Ed è per questo che io voglio la pace e mi indigno per le guerre che si combattono ogni giorno non in nome mio. Mi indigno sapendo che è sempre la nostra mano che arma i dittatori sanguinari che dopo vogliamo rimuovere con la violenza. Siamo noi che dobbiamo ribellarci se vogliamo che il sud del mondo possa vivere e svilupparsi in pace e possa avere un futuro sereno e prospero con noi dell’opulento occidente. 

Io voglio che in Italia ritorni la democrazia. 

Io voglio che in Italia torniamo a rispettare noi stessi, cioè a prenderci cura di noi stessi dell’ambiente in cui viviamo perché questo significa rispettare se stessi, gli altri e l’ambiente in cui viviamo. 

L’Italia ripudia la guerra. E’stato scritto nella nostra Costituzione da quella gente che la guerra l’ha combattuta e sa cosa significa. Abbassiamo le baionette. Costruiamo il nostro futuro di pace e prosperità con noi stessi e con i popoli del mondo, iniziamo il processo di disarmo del mondo iniziamo da noi. 

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