18 maggio 2010, sei del mattino, Ateneo di Bari. Un
gruppo di un centinaio di studenti si è introdotto nel palazzo sede dell'Università degli Studi di Bari, occupandolo. E' il gesto più ecclatante della mobilitazione studentesca che ha investito
il mondo accademico nel Maggio barese. In quel mese, infatti, giovani universitari si sono resi protagonisti di un'esperienza unica, un tumulto culturale, politico e sociale che, nel rispetto
delle regole, ha alzato la testa contro l'aumento delle tasse, il Ddl Gelmini e i tagli indiscriminati del Governo, con riflessioni, documenti, referendum, avanzamenti e proposte per cambiare il
sistema universitario, proposte concrete ed attuabili, come la riforma della tassazione,un progetto di ridefinizione totale dei meccanismi di contribuzione studentesca, del sistema di lotta
all'evasione ed elusione fiscale, di modifica al sistema dei rimborsi tasse.
Fuori docenti e personale amministrativo, dentro solo studenti. L’Università di Bari è occupata, gridano al megafono. Uno striscione viene calato dal cancello principale.
Lezioni annullate per oggi, segreterie e uffici chiusi.
Viene qui riportato il comunicato inviato dagli occupanti:
"Nella giornata di mobilitazione nazionale indetta dal mondo universitario, mentre in tutt'Italia vengono occupati i rettorati, in un contesto così complesso per il sistema universitario
italiano, caratterizzato da una profonda crisi, noi studenti dell’Università degli studi di Bari abbiamo deciso di compiere un gesto forte come l'occupazione del Palazzo Ateneo. Lo abbiamo deciso
dopo mesi di mobilitazione, dopo 20 giorni di occupazione di Scienze Politiche, dopo 13 giorni di occupazione di Matematica, a seguito dei quali da parte del Rettore non sono ancora giunte
risposte concrete.
Fin'ora non abbiamo bloccato la didattica e i servizi, e siamo sempre stati propositivi e disposti al confronto. Ma dall'altra parte solo lunghi silenzi e un imbarazzante temporeggiare. Crediamo
che l’attuale sistema universitario, oggetto di continui tagli ad opera di governi nazionali e di continue futili riforme, necessiti di una profonda riflessione e di forti cambiamenti.Lanciamo un
forte grido di protesta nei confronti di chi, con la legge 133/08 e quindi mediante un continuo sotto finanziamento, ha attaccato le basi economiche del sistema universitario pubblico, ed in
particolare delle università del Mezzogiorno. Siamo fortemente convinti che non debbano essere gli studenti e l’intera comunità accademica a pagare le conseguenze di queste scelte, le quali
incidono in particolar modo sulle politiche di diritto allo studio.Intendiamo inoltre affermare il nostro netto dissenso nei confronti del DDL Gelmini, attualmente al vaglio della VII Commissione
Istruzione del Senato, che smantella l’impianto pubblico dell’Università italiana e che raccoglie il disappunto di tutte le componenti della comunità accademica.Nell’esprimere il pieno sostegno
alla protesta dei ricercatori, crediamo estremamente necessario avviare un dibattito pubblico fra università e istituzioni, sinora mancato, sul futuro delle università pugliesi e in particolare
di quella di Bari.''
Nel mirino degli occupanti, la proposta formulata dalla Commissione Bilancio che prevederebbe un aumento indiscriminato della contribuzione studentesca; sarebbero infatti risparmiati solo i
redditi inferiori a 13mila euro, mentre per tutte le altre fasce invece gli incrementi partirebbero dal 25 per cento fino al 27.
"Abbiamo studiato ed elaborato un sistema di tassazione sociale equa che gravi solo sui redditi più alti - spiegano gli occupanti - ma il rettore non si è mai voluto confrontare con noi e così in
assenza del dialogo imponiamo la trattativa occupando l’ateneo".